The Big Game Theory. La generazione di sparatutto che ha cambiato il videogame

DOOM, Quake, Wolfenstein, Duke Nukem 3D, GoldenEye 007

di Gabriele Piga 14/03/2014 SCIENZA E TECNOLOGIA
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Seconda guerra mondiale, William "B.J." Blazkowicz  è un marine che ha una missione, spiare le attività del terzo reich riguardo "Operation Eisenfaust", ma viene incarcerato dalle SS nel castello Wolfenstein.

Sopraffatta la guardia carceraria, con solo una Luger P08 e il vostro coltello, inizia la vostra avventura nei livelli complessi come labirinti pieni zeppi di soldati ed insidie.
Wolfenstein nasce dopo il lancio di "Id Software" nel 1991 di due giochi: Catacomb 3-D e Hovertank 3D. Sintetizzando tutte le caratteristiche di questi giochi trova il giusto successo con il pubblico diventando infatti uno dei pilastri dell'industria videoludica.

Nel 1993, però, usci DOOM. Marte non è certo un bel posto per un militare spedito qui come punizione per aver assalito un superiore. Un pianeta pieno di creature cyber demoniache e mostri vari non troppo amichevoli non deve rendere le cose piacevoli. Questo non spaventa il nostro "DoomGuy", che in uno dei giochi più brutali e sanguinosi dell'epoca si fà avanti tra tutti questi brutti "cyber ceffi".

Il gioco si struttura in otto livelli più uno segreto, per completarlo si deve esplorare l'ambiente trovando chiavi o attivando interruttori in grado di liberare la strada dagli ostacoli e raggiungere l'uscita.

Innovativo e clamoroso gioco per la nascita del multiplayer (con massimo 4 giocatori, sicuramente rivoluzionario per l'epoca). Doom conia il termine moderno Deathmatch.

Tra il 94 e 95 escono altri due giochi che vale veramente ricordare. Heretic ed Hexen. Nel 1996 la Id software ci regala un altra chicca che non può mancare nel curriculum vitae di qualsiasi giocatore: Quake.

La trama non è certo il punto di forza quanto la grafica poligonale che permette una costruzione di livelli stile medievali tridimensionali mai vista prima, con la possibilità di effetti video come trasparenze, ombre e riflessi. Infine, dopo il successo di Doom fu rivoluzionato il comparto multigiocatore: il gioco permetteva di diventare Client-Server e sfruttava il protocollo IP, con possibilità di giocare non solo in LAN ma anche attraverso Internet. Una confidenza, se si pensa a Quake si pensa subito a una stanza piena di pc, testosterone e tastiere martoriate.

Sempre nel 1996 c'era un altro eroe che salvala la terra dalla minaccia di turno, o forse un anti eroe, visto che per diventare più veloce, assume steroidi, premendo i tasti funzione (versione PC) pronuncia delle frasi molto colorite, nei night club paga le spogliarelliste. Gli appassionati avranno capito che si tratta di Duke Nukem 3D.

Gran parte del successo di questo sparatutto si deve al look del protagonista (canotta rossa attillata, jeans ed anfibio) capello a spazzola biondo ossigenato con l'immancabile sigaro. Duke è sicuramente uno che negli anni 90 dice la sua.

La nostra carrellata termina con un gioco che obbligatoriamente va inserito nei migliori sparatutto. Stiamo parlando di GoldenEye 007 che in maniera prepotente, ma sempre british, arrivò per N64 e spazzo via la concorrenza su console.

Con un single player ricco di missioni da affrontare in varie difficoltà che sbloccavano livelli segreti, varie modalità di gioco (come gli spari colorati o le teste giganti per i personaggi) un arsenale vastissimo con armi molto ben caratterizzate l'agente 007 ripercorre tutte le scene del film con Pierce Brosnan; senza dimenticare il multiplayer che nei ricordi di tutti rimane uno dei migliori per giocabilità fluida e grande combattività.

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